Le mamme quando vedono che il proprio bambino non mangia si allarmano e immediatamente si rivolgono al pediatra per capire quali sono le cause principali. Bisogna preoccuparsi realmente? Ecco cosa fare e quali sono i consigli del pediatra!
Bambini che non mangiano: perchè?
Molto spesso i genitori, quando notano che il proprio bambino inizia a perdere l’appetito e non mangia, chiedono allarmati l’aiuto del pediatra. Proprio l’inappetenza del bambino è una delle cause più frequenti per cui si richiede il consulto del medico, anche se molto spesso questo problema viene sopravvalutato dai genitori. È necessario, però, prima di allarmarsi, valutare da quanto tempo dura il disturbo e quanto è intenso. Solo a fronte di queste informazioni, unite anche ad altri dati quali il peso, l’altezza e lo stato nutrizionale del bambino, il pediatra potrà avere un quadro generico della situazione ed escludere alcune serie patologie.
Un’inappetenza momentanea può essere considerata “parafisiologica“, cioè una situazione che non rientra nei parametri di “normalità “, ma che allo stesso tempo non è una patologia. Si può riscontrare, ad esempio, durante il periodo della svezzamento, con la comparsa dei primi dentini o in compresenza di malattie delle vie respiratorie o intestinali. Ma queste non sarebbero le uniche cause. Anche situazioni psicologiche particolari nel bambino come il bisogno di attenzione, di affermazione, l’irregolarità degli orari dei pasti, la continua pressione a mangiare da parte del genitore e l’eccessivo controllo possono portare ad un rifiuto del cibo. Molto spesso i bambini hanno un’alimentazione poco variegata: se tale comportamento è di passaggio non c’è da preoccuparsi. Se, invece, tale irregolarità persiste a lungo, assume il carattere di disfunzionalità che viene considerato un disturbo del comportamento alimentare. Al medico, inoltre, è importante segnalare qualsiasi intolleranza o allergia del bambino e dovrà anche escludere deficit dell’accrescimento, della parte sociale e relazionale dentro il nucleo famigliare e disturbi specifici a livello dello sviluppo neuronale.
I consigli del pediatra
Ci sono alcuni comportamenti che fanno si che nostro figlio sviluppi un giusto rapporto con il cibo e viva più serenamente l’ora della pappa. Innanzitutto i genitori devono focalizzarsi più sull’educazione alimentare che sull’azione del mangiare, solo così un bambino potrà capire l’importanza del cibo. Imparare a complimentarsi per ogni suo traguardo, senza esagerare troppo, aiuterà il bambino a migliorare la sua relazione con il cibo. Cucinare insieme a lui è un’altra importante attività da fare in quanto soddisfa le sue esigenze affettive, la sua curiosità e l’imitazione di ciò che fanno i genitori. Anche il far vivere il momento del pasto come un momento conviviale e di dialogo è un importante fattore da non dimenticare: ricordate che è sbagliato far mangiare da solo vostro figlio. Da evitare, invece, è far vivere l’atto del mangiare come un’azione di potere che la madre fa nei confronti di suo figlio. Accanto a ciò è bene evitare interventi ricattatori, minacce e comportamenti intimidatori e non forzarli a mangiare qualcosa perché così facendo inizieranno ad odiare quello che gli cuciniamo. Se al bambino non piace un piatto, non dovrete proporgli alternative più appetitose, altrimenti la sua scelta ricadrà sempre su quello che già conosce.