Congedo di paternità, cresce l’utilizzo ma soprattutto nel nord Italia

Cresce il numero di padri che usufruisce nelle regioni del Nord, più contenuto tra chi lavora in aziende piccole e ha un reddito più basso. Dai dati dell’Inps è palese l’importanza del congedo di paternità nel favorire la condivisione della cura tra genitori. Una scelta che ha benefici sul benessere di bambini e bambine e sull’eliminazione degli ostacoli che impediscono la piena ed equa partecipazione delle donne al mondo del lavoro

di M.V.

 

In Italia la cura dei figli rimane squilibrata sulla madre con prevedibili conseguenze sull’accesso delle donne sul lavoro ma sta cambiando qualcosa, sebbene lentamente da quando fu introdotto nel 2012. Cresce infatti il numero di padri che usufruiscono del congedo di paternità. Secondo quanto riportano occasione della Festa del Papà le cifre diffuse da Inps, sulla base dei dati d’archivio, e da Save the Children il ritratto del padre che ricorre al congedo è residente nel nord, ha un contratto di lavoro stabile e un reddito tra i 28mila e i 50mila euro. Sono infatti i padri che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (il 70 per cernto circa) a usufruire maggiormente della misura, a fronte dei lavoratori a tempo determinato (il 40 per cento) o di quelli con contratti a termine, come gli stagionali (il 20 per cento).

I benefici per il rapporto con i figli

Il presidente dell’Inps Gabriele Fava sottolinea: “Sul congedo di paternità registriamo un trend positivo che evidenzia un cambiamento culturale in atto. Tuttavia, circa il 35 per cento dei padri aventi diritto ancora non ne usufruisce, è una misura su cui faremo ulteriori iniziative di sensibilizzazione”. Parla dei benefici concreti: “favorisce un legame precoce tra padre e figlio, con benefici duraturi sulla loro relazione, e contribuisce a una distribuzione più equilibrata delle responsabilità familiari e della conciliazione vita-lavoro delle donne. Un passo essenziale verso una reale parità di genere nelle famiglie italiane” .

Rafforzare la misura per tutti

C’è ancora molto da fare per favorire un’equa condivisione della cura tra madri e padri, secondo la direttrice Generale di Save the Children Daniela Fatarella, che sottolinea: “La genitorialità condivisa migliora il benessere di bambini e bambine e tutela il loro diritto fondamentale a una crescita serena in un contesto affettivo ed educativo protetto. In questo senso è essenziale investire nel rafforzamento di questa misura per tutti i lavoratori, non solo quelli dipendenti. Un congedo più lungo, inoltre, contribuirebbe al bilanciamento tra responsabilità genitoriali, promuovendo una visione più paritaria tra uomini e donne e favorendo il consolidarsi di modelli culturali liberi da stereotipi di genere”.

I dati: 3 padri su 5

Il congedo si è gradualmente allungato fino agli attuali dieci giorni. Anche il suo utilizzo è cresciuto nel tempo, passando dal 19,2% dei padri aventi diritto nel 2013 al 64, 5% nel 2023, una crescita che è stata più marcata nei primi anni e più contenuta negli ultimi, con una differenza di soli 0,5 punti percentuali tra il 2023 e il 2022. Sono quindi più di tre padri su cinque ad utilizzarlo, ma le differenze sono marcate in base al territorio di residenza, alla tipologia di contratto e alla dimensione aziendale.

A usufruirne in maniera maggiore sono i padri con un reddito compreso tra i 28mila e i 50mila euro (83%), mentre cala leggermente tra quanti hanno un reddito annuo superiore ai 50mila euro (80%). L’utilizzo scende tra i redditi più bassi: il tasso resta al 66% tra quanti hanno un reddito compreso tra i 15mila e i 28mila euro annui. Anche la dimensione aziendale sembra influire sull’utilizzo del congedo di paternità: la percentuale dei padri che ricorrono a tale strumento è infatti doppia tra quanti lavorano in aziende con più di 100 dipendenti (80%), rispetto a chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti (40%).

Nord-sud: la distribuzione in Italia

Evidente la disomegeneità geografica dell’uso del congedo di paternità. Al Nord, viene utilizzato dal 76% dei padri aventi diritto, una percentuale quasi doppia rispetto quella osservata al Sud e nelle Isole (44%), mentre al Centro lo utilizza il 67% di loro. A livello regionale, la sua fruizione va dalla percentuale più bassa della Calabria a quella più alta della regione Veneto. Al Nord, le regioni presentano tutte tassi di utilizzo uguali o superiori al 70% (Veneto 79%, Friuli Venezia-Giulia 78%, Emilia-Romagna 76,5%, Lombardia 76,4%, Trentino A.A. 75,9%, Piemonte 74,6%, Valle d’Aosta 70%), ad eccezione della Liguria che registra il 64,3%. Al Centro è il Lazio la regione che segna il tasso più basso (63,2%), mentre Umbria (73,7%), Marche (71,6%) e Toscana (70,8%) presentano percentuali vicine a quelle delle regioni settentrionali. Al Sud e nelle isole, l’uso del congedo di paternità supera il 50% in Abruzzo (64,9%), Sardegna (58,1%), Basilicata (56,5%), Molise (54,1%), Puglia (51%), mentre tassi decisamente più bassi si osservano in Sicilia (39,4%), Campania (39,1%) e la già citata Calabria (35,1%).

 

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