ADHD è la sigla per sindrome da deficit di attenzione e iperattività, disturbo che colpisce due studenti per classe. Ecco come affrontarla a scuola.
In ambito scolastico si sente spesso parlare di ADHD. Ci viene da chiederci cosa si intende esattamente con questa sigla e come è possibile affrontare questo disturbo a scuola. La sigla vuol dire in inglese “disturbo da deficit attentivo con iperattività” ed è tra quelli connessi a tale disturbo, quello più conosciuto.
In realtà questa patologia può essere ricondotta anche a difficoltà non solo a rimanere fermi, ma anche ad esempio ad attendere il proprio turno, a correre per forza anche in spazi inappropriati o a parlare in maniera ossessiva e compulsiva. L’ADHD è un disturbo relativamente giovane, nel senso che, la sua scoperta risale a non molti anni fa.
E’ fondamentale riconoscere questa malattia e scoprire quali possono essere le cause. Nella maggior parte dei casi, a scuola il bambino affetto da questa patologia manifesta uno scarso rendimento scolastico. Scopriamo insieme come affrontare l’iperattività a scuola.
Sebbene l’ADHD sia uno stato normalmente presente durante l’adolescenza, non è infrequente trovare casi di iperattività anche in età adulta. Tuttavia uno stato di agitazione del bambino che non riesce ad esempio a stare fermo o a concentrarsi, corrisponde, da adulto, ad uno stato di agitazione interiore, con conseguente scarso rendimento in ambito lavorativo e problemi a relazionarsi. Quando e come viene diagnosticata l’ADHD?
Di norma i deficit dell’attenzione vengono riscontrati dopo che uno psicologo o un neuropsichiatra infantile ha effettuato sul soggetto delle specifiche valutazioni. Prima l’esperto in materia raccoglie tutte le informazioni necessarie sulla persona da valutare, attraverso colloqui con soggetti particolarmente vicini alla persona da valutare, come genitori o insegnanti. In seguito si procede con una serie di test approfonditi. Grazie a questi test lo specialista è in grado di capire quali sono le difficoltà e quali i punti di forza del paziente.
In molte scuole sono disponibili dei questionari che i genitori possono compilare, nel caso in cui abbiano qualche dubbio sul fatto che il loro bambino o la loro bambina possa avere deficit attentivi. Per rispondere non è necessario essere psicologi, basta solo essere sinceri e rispondere con un SI o un NO. Ecco quali sono i possibili comportamenti anomali di bambini con ADHD nella scuola:
Ci sono delle ragioni per le quali il sistema scolastico ha elaborato questo genere di questionario, destinato a insegnanti e genitori. Questionari come quello sopra elencato sono a disposizione poiché la percentuale di bambini affetti da Sindrome da Deficit Attentivo o ADHD è abbastanza alta. Normalmente la media è di due alunni per classe, quindi parliamo di un disturbo non così raro.
Tra le strategie più comuni per gestire il disturbo a scuola annoveriamo un comportamento da parte dell’insegnante atto ad esaltare ed elogiare gli aspetti positivi e le qualità del bambino. E’ infatti dimostrato che punizioni o continue critiche hanno la capacità di sortire l’effetto esattamente contrario, spingendo il bambino con la Sindrome da Deficit Attentivo ad assumere un atteggiamento di sfida.
Molte insegnanti poi preferiscono rivolgersi a tutta la classe, sottolineando come ognuno di loro abbia pregi e difetti e come ogni alunno sia diverso dall’altro. Questo vuol dire che ogni persona ha il proprio metodo di apprendimento, per cui non vi preoccupate se vostro figlio impiega più tempo degli altri a imparare. Alcuni bambini potrebbero metterci più tempo e potrebbero aver inoltre bisogno, di un maggiore aiuto.
Molto utile è l‘esercizio di far elencare direttamente ai bambini alcuni problemi che si possono avere. Esempi di questi problemi possono essere difetti della vista, bambini che non possono camminare e che hanno quindi problemi di deambulazione. Vi stupirete di come tra i punti verrà fuori anche l’ADHD, e di come i bambini molto spesso sanno più cose di quante possiamo credere e come riescano ad essere solidali e senza pregiudizi tra di loro.
In conclusione, visto che i bambini in questione si distraggono molto facilmente e con altrettanta facilità si annoiano, è preferibile optare per un comportamento che in qualche modo stimoli e renda curioso il soggetto. E’ meglio evitare di farlo sedere vicino alla finestra o alla porta, per evitare un ulteriore stimolo di distrazione.