Per aborto volontario si intende la volontà della donna di interrompere il suo periodo di gestazione poiché per vari motivi non vuole o è impossibilitata a continuare la gravidanza. Per la legge italiana è possibile ricorrere all’aborto volontario nei primi novanta giorni di gravidanza mentre gli aborti terapeutici differiscono poiché invece, si ha tempo fino al quinto mese di gestazione e nel caso in cui il feto abbia gravi malformazioni tali da mettere a repentaglio la sua vita e quella della futura mamma. Un percorso che lascia nella donna una ferita ma che deve essere tutelato in quanto corrisponde alla sua volontà.
Aborto in Italia
Dopo aver provveduto a eseguire un test di gravidanza e essersi rivolta a un medico ginecologo, la donna che ha deciso di abortire deve comunicare la sua decisione al medico il prima possibile. In Italia l’aborto volontario è previsto dalla legge numero 194 del 22 maggio 1978 e il medico deve mettere al corrente la donna della procedura che si concluderà con l’espulsione del feto.
Il colloquio è necessario anche in caso di paziente minorenne che deve essere accompagnata e autorizzata dai genitori o da un tutore legale. Dopo aver parlato con il ginecologo, viene rilasciato un certificato in cui c’è scritto che si hanno sette giorni prima del ricovero per pensare e riflettere con calma. Dopodiché se la decisione è rimasta la stessa, la dona si può recare in ospedale o in strutture sia pubbliche che private e l’aborto avviene gratuitamente. Alle volte è necessario un day ospital ma se l’aborto avviene nelle prime otto-nove settimane di gravidanza, la donna dopo qualche ora può tornare a casa.
Prima del 1978 l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG) era considerato reato penale, con una condanna per la donna consenziente fino a cinque anni di reclusione. I metodi per l’interruzione della gravidanza sono due: la pillola detta RU486 e il metodo chirurgico. La pillola, introdotta in Italia nel 2009, blocca lo sviluppo del feto e lo induce a distaccarsi dall’utero mettendo fine così alla gravidanza. Dopo alcune ore alla paziente viene somministrato un farmaco a base di prostaglandine che fa contrarre l’utero consentendo l’espulsione in modo autonomo. Il metodo chirurgico invece è un vero e proprio intervento in cui la donna è sedata per alcuni minuti ed è basato sull’istero-suzione dove una cannula aspirerà l’intero contenuto embrionale.
Come abortire naturalmente
L’aborto spontaneo è invece un altra tipologia di interruzione involontaria della gravidanza. Le cause il più delle volte sono sconosciute e provocano non poco sgomento nella coppia. A volte semplicemente il battito del feto si spegne, altre volte non si forma del tutto e la donna potrebbe avere delle perdite come in una normale mestruazione. Dopo un’ecografia il ginecologo dirà alla donna lo stato della sua gravidanza e l’aiuterà a capire il da farsi. Dopo circa una settimana in ospedale si proseguirà con un raschiamento e un periodo di riposo della donna obbligatorio per una corretta ripresa.