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Il rischio di parto prematuro cresce continuamente con il passare delle settimane di gravidanza. Con l’inizio della 38 settimana di gravidanza, ci troviamo ormai a ridosso del momento fatidico, che dovrebbe arrivare intorno alla quarantesima. Il feto, in questo momento, completa la sua crescita e il suo sviluppo. Infatti, sebbene manchino ancora due settimane alla data prevista per il parto, la formazione dovrebbe risultare già completa.
Il nascituro aumenta quindi di peso con una rapidità di circa 30 grammi al giorno. I suoi riflessi sono coordinati e nel suo intestino si depositano le prime feci. Anche il fegato funziona, mentre il midollo osseo inizia a produrre i globuli bianchi. Si tratta di uno dei periodi più duri per quanto riguarda stanchezza e nausea, che potrebbero risultare addirittura invalidanti. Anziché avvertire i soliti movimenti fluidi del feto, potreste sentire calci e pugni e la sensazione della testa che preme sulla vagina. In generale, da questo momento bisogna sempre tenersi pronte all’eventualità del parto.
Cosa fare per evitare un parto prematuro
Sebbene la gestante non possa controllare completamente la gravidanza e il momento del parto, esiste una serie di accortezze volte a evitare il parto prematuro. Esso non comporta alcun rischio per la donna, ma potrebbe al contrario rappresentare un pericolo per il neonato. In realtà, ciò vale soprattutto se la gravidanza non è ancora giunta alla 34 settimana. Alla 38 settimana di gravidanza il feto, a patto che si sia sviluppato secondo i normali ritmi, dovrebbe essere già in grado di sopravvivere come neonato al di fuori del grembo materno. Tuttavia, si tratta comunque di un parto entro il termine, e come tale va evitato per quanto possibile.
Non sottovalutare la febbre
Il primo consiglio d’oro da seguire è quello di rispettare sempre le indicazioni dei medici durante la gravidanza. Anche se avete l’impressione che tutto si stia svolgendo per il meglio e che la vostra gestazione sia tra le più serene, infatti, è importante che non vi sottraiate agli esami obbligatori e a quelli consigliati dal ginecologo che vi segue. Lo stato della medicina attuale, infatti, consente di individuare per i tempo i rischi di parto prematuro. Se qualche malattia banale e passeggera, come la febbre, dovesse colpirvi mentre siete incinta, non esitate a contattare il vostro medico. Al contrario, evitate assolutamente di assumere farmaci prima di averlo consultato. La febbre in gravidanza è normalmente un sintomo di infezione che incrementa le probabilità di parto prematuro, quindi deve essere fatta abbassare al più presto sotto la sorveglianza di uno specialista.
Non sforzarsi troppo
Inoltre, a partire dalla 28 settimana di gravidanza, è bene evitare gli sforzi fisici eccessivi. Da questo momento, infatti, il nascituro inizierà a crescere nel vostro ventre a un ritmo molto più sostenuto, sollecitando pancia e utero. Non è quindi il caso che sforziate ancora di più queste due parti del corpo. Infine, esistono alcuni sintomi che rappresentano campanelli d’allarme e dovrebbero spingervi a contattare immediatamente un medico. Tra questi troviamo le contrazioni (più di cinque in un’ora), dolori simili a quelli mestruali, dolore alla schiena simile a quello renale, pressione al basso ventre che fa pensare che il bambino stia spingendo per uscire. Nel caso in cui tali sintomi fossero particolarmente gravi, non abbiate paura di recarvi in ospedale.
Cosa è un parto prematuro
In realtà, secondo un articolo pubblicato nel 2015 dall’Organizzaizone Mondiale della Sanità (OMS) un parto avvenuto durante la 38 settimana di gravidanza non è da considerare prematuro. Infatti, vengono considerati prematuri a parti avvenuti entro le 28 settimane di gestazione (estremamente pretermine) e quelli tra le 28 e le 32 settimane (molto premitermine). Non rientrano già più in tale categoria i parti pretermine, ovvero quelli che si verificano tra le 32 e le 38 settimane. La 38 settimana di gravidanza, dunque, non è già più un momento a rischio. Tuttavia, si preferisce attendere ancora. Tanto è vero che, anche in caso di parto indotto programmato (effettuato nei casi in cui la puerpera sia affetta da problematiche che mettono a rischio la sua salute qualora il bambino cresca troppo nel suo grembo), esso viene normalmente evitato entro la 39 settimana.
Quando è prematuro
Riferito al neonato, il termine ‘prematuro’ può assumere il significato di ‘non ancora completamente sviluppato dal punto di vista fisico’: non si applica, dunque, ai bambini nati in un momento tanto avanzato della gestazione. Come abbiamo spiegato all’inizio di questo articolo, infatti, alla 38 settimana di gravidanza lo sviluppo del nascituro dovrebbe essere già completo. Inoltre, più ci si avvicina al momento del termine naturale della gravidanza, bene il bambino necessiterà di supporto speciale una volta nato. I neonati venuti al mondo entro la 28 settimana di gravidanza, in particolare, non presentano alcun organo autonomo al di fuori del cuore. Persino il cervello è ancora in formazione. Il grasso sottocutaneo è ancora assente e ciò rende questi bambini particolarmente sensibili ai cambiamenti di temperatura.
Il grasso sottocutaneo inizia invece a formarsi tra la 28 e la 32 settimana di gravidanza. Gli organi, inoltre, cominciano a creare connessioni con il cervello e quindi, nel bambino prematuro, sono in grado di funzionare, con la significativa eccezione dei polmoni, gli ultimi a svilupparsi. I neonati prematuri che rientrano in questa fascia, dunque, avranno bisogno di tecniche di maturazione polmonare e, in alcuni casi, anche di assistenza respiratoria. Inoltre, appaiono piccoli e minuti. A partire dalla 32 settimana, i bambini sono più paffuti e tutti gli organi funzionano. Dopo la trentaseiesima, infine, non dovrebbero teoricamente necessitare alcun particolare intervento anche se nati prima del termine.
Cosa succede in caso di parto prematuro
Nel caso in cui sussista il rischio imminente di parto prematuro, si cercherà di impedirlo o quantomeno ritardarlo grazie ad alcune tecniche. Esse, tuttavia, non risultano infallibili. In questo caso, il parto deve avvenire con tutte le precauzioni atte ad assicurare il maggior benessere possibile alla partoriente e al nascituro. Una volta avvenuta la rottura delle membrane, un antibiotico dovrà essere somministrato alla donna direttamente per via venosa, al fine di evitare infezioni. Per l’intera durata del travaglio e per quella del parto, il battito cardiaco del nascituro dovrà essere controllato attraverso la cardiotocografia. Se il battito cardiaco si mantiene al di sopra dei 120 battiti al minuto (area del benessere) la modalità più indicata resta quella del parto naturale. In questo modo, il bambino avrà il tempo per abituarsi gradualmente alla vita al di fuori dell’utero. Inoltre un taglio cesareo, probabilmente in senso longitudinale, rischia di ripercuotersi negativamente sulla futura fertilità della donna.
Quando è necessario il cesareo
Se, invece, le condizioni di salute del bambino non risultano ottimali, occorrerà procedere con un taglio cesareo. Una struttura ospedaliera attrezzata saprà comunque intervenire in qualsiasi eventualità che si presenti. Se avete già storie precedenti di parto avvenuto entro il termine, affidatevi a una struttura fornita di terapia intensiva neonatale. In questo modo, tutte le attrezzature necessarie ad assistere al maglio il neonato o la neonata saranno a disposizione. I campanelli d’allarme che consentono di prevedere la possibilità di un parto prematuro sono malformazioni uterine, fibromi, insufficienze cervicali, diabete e ipertensione, infezioni uterine o vaginali, ipercontrattilità dell’utero, incontinenza della cervice uterina, sottopeso od obesità, comportamenti sessuali a rischio.
A chi rivolgersi in caso di contrazioni premature
Prima di capire cosa fare in caso di contrazioni premature, occorre spiegare adeguatamente di cosa si tratta. Infatti, a partire dalla 32 settimana di gravidanza è perfettamente normale avvertire alcune fitte simili a contrazioni. Ciò non è affatto allarmante se esse si presentano sporadiche e irregolari. Al contrario, l’attenzione deve scattare quando essere risultano regolari. Queste, infatti, potrebbero rivelarsi contrazioni delle pareti uterine che caratterizzano l’inizio di un travaglio prematuro. In particolare, si consiglia di contattare un medico quando si hanno più di cinque contrazioni nell’arco di un’ora, a maggior ragione se gli intervalli di tempo trascorso tra una e la successiva appaiono regolari.
Campanelli d’allarme
Altri possibili campanelli di allarme che accompagnano le contrazioni possono essere dolori addominali simili a quelli mestruali, dolori alla schiena simili a quelli renali, pressione anomale verso il basso della pancia o verso la vagina, che potrebbero significare che il feto sta spingendo per uscire. Se il liquido vaginale che fuoriesce, inoltre, appare più acquoso e abbondante del solito, si tratta di un segno allarmante. Potrebbe significare che è in corso un’infezione o, nell’ipotesi più estrema la stessa rottura delle acque. Se, dunque, individuate una perdita di liquido amniotico e la comparsa di contrazioni sotto forma di crampi addominali con intensità crescente, recatevi subito al pronto soccorso.
Nel caso in cui la storia clinica della donna non presenti precedenti esperienze di parto entro il termine, e le membrane non fossero ancora rotte, si può cercare di ritardare il travaglio. A questo scopo, l’ormone progesterone viene somministrato a livello cervico-vaginale. Se il progesterone in circolo si mantiene a livelli alti, il travaglio non comincia. La situazione cambia nel caso in cui la puerpera abbia già avuto esperienze simili, se le membrane sono già rotte o se sono presenti traumi il collo dell’utero. In questo caso si procede con il cosiddetto cerchiaggio cervicale.Il collo dell’utero viene tenuto chiuso meccanicamente fin quando non si raggiungerà la settimana utile per il travaglio. Può essere impiegato come tentativo estremo per fermare il travaglio se le membrane non sono ancora rotte.